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indicato. Invece, se il governo non avrà doni da distribuire, nè pene da infliggere, se l’utile d’un cittadino dipende dal guadagno della società di cui fa parte, e la prosperità di questa dalla prosperità dell’intera nazione, vi sarà in tutti unità di mire, di desiderii, di speranze, e quindi concordia nelle idee e nelle opinioni. Ma quantunque il nuovo patto sociale deva ridurre all’assemblea quella forza, di cui ora manca, pure egli è cosa interessante di non perdere di mira una verità, che dalla stessa natura umana risulta. Le assemblee, capacissime nel sindacare, sono incapaci di concepire e di eseguire: quindi, per conservare la necessaria energia, nelle intraprese del governo, bisognerà sempre (adattando alle circostanze il principio) affidare ad uno solo l’incarico di concepire il disegno e di effettuarlo; quindi unità ed energia nell’azione, riserbandosi l’assemblea un perpetuo ed illimitato sindacato. Non altrimenti governavasi il Senato di Roma; e finchè nella repubblica non vi furono poveri per vendersi, nè ricchi per comprarli, ed ogni cittadino era soldato, la libertà non corse mai rischio nessuno. Per contro negli Stati moderni, non v’è potere, per limitato che sia, il quale non tenti e non riesca ad usurpare. Ciò dipende dalla condizione economica della società, ed ogni rimedio, finchè non si cangia il patto, è vano.

Molti osserveranno, che, per attuare una simile trasformazione, sarà necessario far violenza ai proprietari ed ai capitalisti. E noi risponderemo che sì; e ciò in forza di quel diritto medesimo, che hanno gli oppressi di abbattere la tirannide, che ha la società presente contro i ladri.

Finalmente, se in cotesta trasformazione, certo meno violenta di quello che molti si vanno immaginando, molti interessi privati soffriranno, e moltissimi cadranno nella lotta, noi risponderemo che le rivoluzioni in cui