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Le continuate sensazioni dirozzano le fibre, che per soverchia rigidezza, come quelle del selvaggio, mancano d’irritabilità, e danno tono a quelle dei fanciulli per placidezza tarde. Appena la fibra acquista un certo grado d’irritabilità, l’uomo immagina; nè ha più bisogno della presenza dell’oggetto per descriverlo e vederlo in sua mente. Segue in ultimo la ragione, facoltà di discernere, la quale classifica, compara, cerca la correlazione. Nella prima le fibre son molte, nella seconda cominciano a tendersi, nella terza hanno il giusto grado d’irritabilità, con la vecchiezza diventano flaccide, l’uomo peggiora, e diventa di nuovo fanciullo.

Le facoltà dell’uomo sono inferiori ai bisogni; da ciò la perpetua operosità della vita. Ad ogni sensazione, ad ogni idea l’uomo subisce una modificazione, e con questa sorge un nuovo bisogno; e così la vita è un avvicendarsi continuo di bisogni, di idee, di nuovi bisogni.

L’uomo, se non è costretto da forze esteriori ad operare diversamente, segue per sua natura questa serie di movimenti, e trasforma tutti gli oggetti circostanti. L’indefinita modificabilità del mondo esteriore, che reagendo sull’uomo lo modifica indefinitamente, costituisce un’indefinita modificabilità di rapporti fra uomo, e uomo, fra esso e gli oggetti che lo circondano. Questi rapporti, ovvero l’azione degli uomini gli uni verso gli altri e sul mondo esteriore, costituiscono le umane società che per tal ragione sono indefinitamente modificabili. Dunque il continuo mutarsi di questi rapporti, ovvero delle costituzioni sociali, è una legge assolutamente necessaria, legge che risulta dalla natura umana; quindi fa duopo o migliorare, o peggiorare continuamente, oppure oscillare fra certi limiti.

Inoltre le fibre vengono modificate secondo il numero delle sensazioni: queste crescono a misura della trasformazione degli oggetti esterni; dunque in una società