Pagina:Pisacane - Saggio sulla rivoluzione.djvu/223


— 207 —

consumato il suicidio è vana speranza il pretendere di ritornare in vita; quindi ogni membro di questo Congresso è sempre revocabile da’ suoi elettori, e la stessa durata del Congresso non può prestabilirsi, dovendo dipendere dalla libera volontà della nazione.

Il suo còmpito è quello di mandare ad effetto il concetto collettivo della nazione, concetto chiaro ed innegabile, il quale comprende in sè la rivoluzione; nè ammette restrizione di sorte alcuna; guerra allo straniero qualunque lingua esso parli finchè non sia fuori d’Italia; guerra a tutto ciò che inceppi l’assoluta libertà. Questo concetto è il despota, il dittatore degli Italiani. Se eglino trasgrediranno i suoi assoluti ed imperiosi comandi, la pena sarà certa e terribile: schiavitù e miseria. I limiti poi, nei quali dovrà sperare cotesto Congresso, o Convenzione nazionale, vengono tracciati dalle leggi di natura, che sono le basi del patto sociale espresse nel terzo capitolo di questo saggio, ed esse non danno luogo a dubbio di sorte alcuna. Essendo sacra la libertà individuale e quella de’ Comuni, il Congresso non avrà la benchè minima autorità sulla loro interna amministrazione; e nella nomina de’ pubblici funzionarli; i Comuni assolutamente indipendenti provvederanno come meglio credono alla loro amministrazione, uniformandosi ai dettati di quelle sole leggi naturali, che formano l’unico patto costituente l’unità italiana. L’esercito essendo un nucleo di cittadini destinati dalla nazione a compiere una speciale missione, in virtù delle medesime leggi testè citate, ha il diritto di eleggersi i proprii capi, ai quali, come nel quarto saggio ampiamente svilupperemo, per ragione di guerra s’addice il concetto de’ disegni militari e la esecuzione di essi. Svincolati dalle mille spine in cui la diplomazia si va ravvolgendo, questo Congresso non ha alcun trattato da lacerare in volto al nemico; finchè