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a mantenere salda cotesta coscienza nazionale più nel cospiratore che nell’autore. Epperò le aspirazioni di quello sono prove più evidenti che le ragioni di questi.

Quanti libri, discordi fra loro, sonosi stampati in Italia dal 49 al giorno d’oggi? Chi vuole l’Italia una; chi il regno boreale; chi due Italie; chi spera tutto dalla Francia; chi tutto dal Piemonte. Quale sarebbe la coscienza nazionale? impossibile a dirlo. Ma osservate le cospirazioni, le congiure, i martiri.... tutti indistintamente ed in tutte le epoche hanno accennato al medesimo scopo: Italia una e libera; e quindi è forza inferirne che, ad onta dei colpi di stato, dei protocolli, dei memorandum, la coscienza nazionale è rimasta salda. Sarebbe stoltezza attribuire al solo Mazzini, ispiratore della maggior parte di questi tentativi, tale fermezza di proposito. Mazzini non avrebbe potuto trovare mai tante braccia pronte ai suoi voleri; egli, cessato il Comitato, ritornò ad essere semplice cittadino, e, come tale, fece molto più bene di quello che non aveva fatto come membro del Comitato; la sua operosità, la sua fortuna, il suo credito personale furono al servizio di coloro che volevano tentare di salvar la patria. Forse avrebbe potuto accettare con più riserva, o rifiutare certi progetti che non promettevano riuscita; ma da questo picciolissimo torto, all’accusa stolta di mandare la gente al macello, avvi un abisso. Egli avrebbe dovuto, a parer mio, scegliere una sola regione d’Italia, evidentemente il mezzogiorno, e su quella accentrare tutti i mezzi di cui disponeva.

Invece preferì farsi centro universale, a cui ricorrevano tutti coloro che volevano trarre in atto un pensiero generoso. Così governandosi, forse, avrà ritardato una rivoluzione; e se avesse negato agli operosi i suoi soccorsi, cosa non facile per chi sente sviscerato amore di patria, avrebbe risparmiato qualche vittima; ma