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tria, dichiarando ambiziosi e corrotti coloro che si fossero opposti alle sue mire. Il comitato aveva fatto un gran bene; aveva incarnato il convincimento sugli Italiani, di operare la loro salvezza dalla cospirazione e dalle proprie forze; aveva poi prodotto un gran male, quello di dare alle cospirazioni un carattere passivo, che, invece di operare da sè, aspettavano sempre e l’imbeccata e gli ordini altronde. Per determinare il modo come governarsi in tale bisogna, è d’uopo esaminare come operino queste forze latenti che si nascondono nel seno d’un popolo, e che in alcuni giorni fatali si manifestano terribili.

Le nazioni funzionano come l’individuo, che prima avverte appena, poi con turbamento, quindi riflette, in ultimo opera. Ma sovente il dolore troppo vivo precipita l’uomo dal turbamento all’azione, senza dargli campo a riflettere, mentre altre volte gli stimoli essendo leggieri, ne prolungano oltre il bisogno la riflessione. Nella guisa medesima, in una nazione ove godesi una certa libertà di pensiero ed ove i mali sono leggieri, si svolgono fra un importuno cicalio molte dottrine; per contro, ove forti sono i dolori ed interdetto il pensiero, i fatti abbondano e quasi sempre prendono le parole. Da ciò s’inferisce quanto sia assurdo il voler decidere se una nazione debba ragionare o combattere; egli è lo stesso che pretendere di voler regolare seconda la propria volontà il moto degli elementi.

Le idee, i ragionamenti, le dottrine politico-sociali, non sono che lo studio dei mali che opprimono la società, e la ricerca dei modi come lenire questi mali. Secondo le circostanze e l’ingegno dell’autore più o meno inclinato all’astrazione, le dottrine si allontanano, e si avvicinano alla pratica, dai mali che opprimevano la sua patria, fu mosso a cercarvi un rimedio, e non potendo appigliarsi agli immediati e pratici,