puoi esserire che il tuo e non già il mio sia il concetto nazionale? E poniamo il caso che l’Italia risorga; che trascurando la sostanza delle cose ed attenendosi alla forma, ti conceda assoluti poteri, e col potere la forza, tu mi costringerai a tacere, ma non perciò avrai ragione, e ne avrai tanta, quanto ne ha Buonaparte contro i socialisti di Francia. È vano il dire, la nazione mi ha concesso la forza; tutti i tiranni possono dir altrettanto, allorchè non reggono in virtù di forze straniere. Furono francesi quelli che compirono il colpo di stato, francesi quelli che votarono; e se la Francia non volesse davvero, potrebbe reggere Bonaparte sul trono? Nel potere a te, o a chiunque altro concesso, io non vedrei, se questo potere restringe la mia libertà individuale, che il momentaneo trionfo d’una tirannica fazione. Come adunque decidere la questione? Se dal primo istante che in un angolo qualunque della terra italiana cesserà il presente stato di cose, avremo tutti prima libertà di dire, e nessuno la forza per porre altrui il bavaglio e la nazione accetterà le tue e non già le mie idee, allora io ti darò ragione. Ma finchè tale prova non sia fatta, chiunque vorrà imporre una sua opinione dicendo: «così vuole il paese» se ha forza materiale non è che un tiranno. La tirannide, la semi-tirannide, qualsiasi specie di governo, esprimendo sempre la prepotenza di una parte più o meno numerosa della nazione, deve, per sua natura, temere le manifestazione dell’universale volontà; essendo dessa che l’osteggia e tende indefessa a sostituire la sovranità del tutto all’usurpazione della parte. Ma bandire la sovranità del popolo, e limitare la manifestazione del pensiero, è un chiedere la luce con favorire le tenebre. Le opere ed i pensieri di una società non possono mai minacciare l’esistenza di essa società, ma tendono sempre d’assettarla ne’ suoi incastri, e contrastano a tutto ciò