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e mostrandosi quale fazione dominante in Italia, ingenua confessione della più assoluta mancanza d’idee pratiche.

Fu concetto di carbonari (ed allora era idea comunemente accetta) che liberata l’Italia, s’abbia a conservare, per un certo tempo, una dittatura educatrice. Ora le opinioni sono cangiate; non si fa guerra ai governanti ma al governo, al principio d’autorità; ed intanto Mazzini, il fondatore della Giovine Italia, che avea combattuto la dittatura in quell’epoca, se ne fece al giorno d’oggi il propugnatore. Dittatura, dice il Mazzini, che preparerebbe l’educazione iniziatrice, con la stampa ordinata ad un fine; con l’associazione pubblica concentrata ad una sola bandiera, con l’esercizio delle facoltà elettorali sin dove è possibile ai militi. Ed è questo appunto il principio su cui fondasi il dispotismo; il quale non dice voi dovete essere schiavi, ma ammette la necessità di ordinare e limitare la libertà. Non anarchia, continua Mazzini, non tentativo di sovvertimento nelle condizioni sociali, predicazioni inconsiderate di sistemi stranieri, esclusivi, imperfetti, tiranni. Quindi la censura, la persecuzione, lo spionaggio per conoscere se alcuno secretamente si facesse l’apostolo di tali sistemi, erano le conseguenze immediate di coteste massime. Egli è certo che scrivendo queste parole soggiacque ad un momento d’aberrazione. E chi sei tu, può rispondergli ogni italiano, che pretendi proibirmi di propugnare tali sistemi? D’onde traggi il convincimento che questa sia la volontà della nazione? se questi sistemi sono contrarî al voto pubblico, essi saranno respinti; io, italiano quanto te, sono di opinione diversa, e quale altro giudice se non l’universale volontà, ed il fatto, può decidere la nostra contesa? Tu dici che la nazione in ceppi non può esprimere la sua volontà; ed ammesso questo, come