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mostra l’Italia cadavere; essa non era rappresentata che da varie corti codarde e dissolute; in Italia non v’erano che individui; popolo e partiti più non esistevano. All’epoca della rivoluzione francese s’iniziò il nostro risorgimento, non già perchè di Francia si trasfondessero in noi idee di libertà, leggi, istituzioni, come alcuni asseriscono; coteste intrusioni non furono che dannose. Il regno di Napoli, ove furono maggiori, quali vantaggi ne trasse? Nessuno. Perdette invece le franchigie municipali di cui sempre aveva goduto. Il fragore di quella rivoluzione servì a risvegliarci dal nostro letargo, e non altro; fu lo scroscio di fulmine del Vico. I francesi altro non furono in Italia che predoni e tiranni. Gli uomini che governano l’Italia durante l’occupazione francese furono quali il Foscolo li difinisce: antichi schiavi, novelli tiranni... La regia autorità era in essi senza il coraggio e senza il genio d’esercitarla; vili cogli audaci, audaci coi vili... I francesi in quell’epoca ci disarmarono perchè temevano di noi; quindi ci dissero codardi, perchè, così disarmati, gli italiani non combatterono i loro nemici.

Ripetiamo, senza mai credere d’averlo detto abbastanza, quale è la vantata superiorità della Francia su noi? forse perchè havvi fra essa più vasta erudizione? No, un uomo potrà essere eruditissimo, dottissimo, non perciò essere grande, esser uomo modello. La vita della Francia, dal risorgimento alla rivoluzione dell’ottantanove, altro non è che un continuo strisciare dietro lo splendore, le dissolutezze di una corte. Nell’ottantanove una fazione la sospinse sul sentiero della gloria e della grandezza; ma il popolo stesso la rovesciò, e volle farsi sgabello a nuovo trono. Al 1830, padrona un’altra volta delle proprie sorti, fu suo primo pensiero crearsi un padrone. Nel quarantotto per la terza volta, nel torno brevissimo di mezzo secolo, la Francia è l’ar-