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lutamente credere che saremo grandi come furono i nostri progenitori; se noi credi ti compatisco, il tuo animo poco gagliardo non regge alle impressioni delle conseguenze estreme, tentenni nel mezzo, e sei fra la turba di coloro che visser senza biasmo e senza lode: sarai poco utile alla patria ed increscioso a te stesso.

Inoltre, il nostro ragionamento farà risaltare sempre più la stranezza di alcuni italiani di pregievole ingegno, di ottimo cuore, i quali credono fermamente adoprarsi per lo bene della patria, col tessere una continuata apologia di Francia, mostrandocela quale astro, che dovrà dar norma e rischiarare il nostro avvenire. E perchè abbiamo qualche chilometro di meno di strade a rotaie e di telegrafi elettrici, perchè l’aristocrazia bancaria non è così potente come in Francia, perchè il monopolio, tra noi, non ha raggiunto l’apogèo, perchè in Francia si pubblica qualche migliaio di più di bugiardi volumi, n’inferiscono che l’Italia non regge al confronto di quella nazione. I loro scritti, eziandio nel cuore dei più imparziali non possono che suscitare un certo disgusto; pure considerando ogni libro che si pubblica come espressione di un sentimento nazionale, e lasciando all’intolleranza religiosa e regia la ripartizione fra libri buoni e libri cattivi, noi ci siamo dati alla ricerca delle cagioni, che possono suscitare simili dottrine. L’apparenza degli eventi trasse fuori dal loro proposito cotesti scrittori. Eglino, onde scrivere come rivoluzionarli italiani, sonosi dati a fare profondo studio sulle cose e sulle idee di Francia, che, al momento, avevano vita più rigogliosa, e tutti invasi di quelle idee si son fatti a ricercare in Italia; cercavano Francia, ad essi notissima, han trovato Italia, che poco conoscevano; e come se le nazioni durante la loro vita dovessero calcare le medesime orme, han dichiarato Italia in ritardo. Intanto la loro posizione, dovendo