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manca certamente un tal numero di soldati. Aggiungi che li abusi, dopo quell’epoca riformati, hanno reso gli eserciti più mobili e più compatti, e 150 mila uomini in oggi valgono assai più che 150 mila uomini in allora, e la superiorità di ordini e d’istruzione, che avevano gli eserciti alemanni sul francese, nel caso nostro non esiste, perocchè gli eserciti stanziati, all’epoca presente, si pareggiano in Europa. Le schiere francesi rimasero quasi dissolte pel numero rilevante d’ufficiali che seguirono le sorti del re; in Italia, per contro, probabilmente non se ne avrebbe che alcuno. Quindi le nostre forze materiali, possiamo dirlo, sono per numero ed ordinamenti superiori a quelle che possedevano i francesi al cominciare della rivoluzione.
Negare agli italiani il primato nelle armi, è negare la storia, che perciò siamo venuti rammemorando nel primo saggio. La nostra temperie fornita di una quantità sufficiente, ma non eccedente, di sangue igneo accoppia il sangue all’ingegno, qualità che spesse volte si escludono; l’italiano discerne il pericolo, studia il proprio vantaggio, ed opera. Se noi siamo degeneri dagli antichi, lo sono dal pari gli altri popoli d’Europa; quindi il vantaggio che deriva dall’indole nostra, dono della natura, rimane il medesimo. Ma il valore individuale non ci viene negato, tutti sono convinti che un italiano valga assai più, o almeno quanto un francese. Ci faremo a discorrere del valore delle soldatesche.
Un contadino che difende il suo tugurio con coraggio da leone, un brigante che combatte valorosamente la sbirraglia, può, fatto soldato, mostrarsi codardo, perchè non vede la ragione, non sente la necessità di arrischiare la propria vita; e qualunque sia la severità della disciplina, le pene da cui viene minacciato non controbilanciano mai i perigli immediati della