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loro medesimi le offese; un soldato o il discendente di un soldato, legittimo possessore e vero rappresentante del diritto della forza, impone silenzio al loro importuno garrire, e col piatto della sciabola li caccia ignominiosamente di seggio. Quando dittatura vi è in un paese, questa non può essere che militare, e se tale non la crea la nazione, essa per la natura stessa delle cose tale diventa; sono vani gli ostacoli, i raggiri dei curiali per garantirsi. Di un tal genere di rivolgimenti, cioè ad una fazione sostituirne un’altra al potere, la Francia può compierne uno l’anno; all’Italia sono impossibili. Ci faremo a dimostrarlo.

Non già in una sola città italiana, ma in ognuna d’esse, perchè piene di vita municipale, potrebbesi iniziare un movimento, ma con poca speranza di successo. L’Italia intera seguirà l’esempio, ma senza unità; gli uomini nelle cui mani, in ogni regione, verrà affidato il potere, non vorranno sottomettersi gli uni agli altri, ed ogni stato, forse ogni comune, spererà salvezza isolando la propria causa. Ma poniamo il caso, che gli italiani, resi dotti dalle passate vicende, affidassero ad un centro comune la somma delle cose; questo governo unico, a quanti bisogni deve provvedere, e prontamente provvedere? Insorgere e vincere le prime prove non basta agli italiani; essi debbono combattere una delle più formidabili potenze militari, che possiede in Italia una munita e forte base d’operazione, alla quale s’appoggia un numeroso esercito; quindi è forza che, ad onta del difetto di milizie e di armi, un esercito italiano sorga in un baleno numeroso e compatto. Come provvederà il governo?... ricorrerà al terrore? Coloro i quali credono, che un illusorio potere, concesso da pochi ad alcuni uomini, possa far loro abilità di comandare d’un capo all’altro l’Italia, s’ingannano; essi conoscono l’Italia, come può conoscerla un francese o un inglese, i quali giudicano dal proprio l’altrui paese.