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cessibile alla brama di libertà. Quindi la tirannide non si sostiene che in virtù di forze straniere; aggiungi, le tradizioni degli italiani repubblicane tutte, quelle dei francesi regie, e potremo senza errore conchiudere che l’esercito conservativo, potentissimo in Francia, in Italia quasi non esiste.
La sola cosa, che in apparenza favorisce la Francia, è lo scorgere, che in essa le idee di riforma sociale sono più generalmente sentite, sono già sorrette sulla bandiera d’un partito. Ma questo partito non è reciso ne’ suoi concetti e nella sua propaganda; lo stesso Proudhon spera accordare l’utile del proprietario a quello della borghesia; tutti sono, nella pratica, dubbiosi e timidi.
I riformatori, che svolgono le dottrine, foggiano sistemi, altro non fanno che delineare la prima orditura, che stabilire de’ principii; un numero ristrettissimo di persone s’inspirano ne’ loro volumi, e questi volumi possono dirsi un retaggio europeo. Ma nulla apprende il numeroso volgo, chè, eziandio le cose volte a migliorare la sua condizione e minorare la sua fatica non le accetta che stretto dall’estremo bisogno, e non si lascia convincere se non dal fatto. I giornali, i ragionamenti e le corrispondenze pubbliche o private, gli scopi che si propongono, le congiure, le persecuzioni, le vittime, gli avvenimenti, sono quella serie di argomenti per cui le astrazioni de’ riformatori divennero concetti popolari. I discorsi di Proudhon all’assemblea, i suoi articoli sul giornale da esso redatto, le lezioni di Louis-Blanc al Lucemburgo, le manifatture nazionali, le barricate del Luglio, hanno formato la propaganda, la quale cominciò a trasfondere nelle masse il socialismo; il popolo forse non ha compreso il significato dell’ordinamento del lavoro, ma sa di essersi battuto per esso, e quindi può non sembrargli strano il ritentare l’impresa.