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sempre a livellarsi, riprenderà da sè l’equilibrio; egli è strano pretendere che un uomo dia conto di ciò che l’universale volontà potrà compiere. Nondimeno, dalle leggi stesse naturali ed eterne, che ci hanno condotti a queste conclusioni, emergono alcuni principii inconcussi, che violati in tutto o in parte dalle varie società antiche e moderne, sono state e saranno la ragione di loro ruina; questi principii, che ora verremo svolgendo, sono superiori ai diritti de’ popoli, e sono gl’incastri fra’ quali l’umanità, dopo tante penose oscillazioni, verrà ad assettarsi.
XI. La natura avendo concesso a tutti gli uomini i medesimi organi, le medesime sensazioni, i medesimi bisogni, li ha dichiarati eguali, ed ha, con tal fatto, concesso loro uguale diritto al godimento dei beni, che essa produce. Come del pari, avendo creato ogni uomo capace di provvedere alla propria esistenza, lo ha dichiarato indipendente e libero.
I bisogni sono i soli limiti naturali della libertà ed indipendenza; quindi, se all’uomo si facilitano i mezzi a soddisfarli, la libertà ed indipendenza è più completa. L’uomo s’associa onde più facilmente soddisfare ai suoi bisogni, ovvero ampliare la sfera in cui si esercitano le sue facoltà, e conseguire libertà ed indipendenza maggiore: epperò ogni rapporto sociale che tende a mutilare questi due attributi dell’uomo, non ha potuto, perchè contro natura, contro il fine che si propone la società, stabilirsi volontariamente, ma dovette subirsi a forza; esso non può esser l’effetto di libera associazione, ma di conquista o d’errore. Dunque ogni contratto, in cui una delle parti, dalla fame o dalla forza, viene costretta ad accettarlo e mantenerlo, è violazione manifesta delle leggi di natura; ogni contratto dovrà perciò dichiararsi annullato di fatto, appena mancagli il liberissimo consenso delle due parti contrattanti. Da