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pongansi a disposizione d’ogni cittadino, onde facilitare lo sviluppo delle sue facoltà fisiche e morali, tutti i mezzi di cui dispone la società.

Ma ancora più innanzi vanno i mali, che, senza utile veruno, sgorgano inevitabilmente dal governo. Se ad esso non concedansi nè altra forza, nè altri mezzi onde esercitare il potere, se non quelli che potrà trarre dall’universale appoggio, che i cittadini darebbero ai suoi atti, credendoli giusti, ne risulterà un governo inutile e ridicolo: lo si vedrà darsi cura di educazione, di costumi, di patto sociale; fatti, i quali risultano e si sostengono in forza de’ rapporti medesimi delle cose, che esso, privo di forza, non potrà menomamente modificare; epperò quanto più operoso, tanto più sarà ridicolo; se poi gli concederete forza materiale, e lo farete distributore di cariche, di premii, di onori, allora cominciano i perigli per la società. Colui o coloro nelle cui mani verrà affidato il maestrato supremo, come nel precedente capitolo dicemmo, dovranno, perchè uomini, soggiacere all’impero delle passioni e delle loro imperfezioni fisiche e morali: quindi il giudizio e le determinazioni di questo governo dovranno, senza dubbio, trovarsi in disaccordo coi giudizii e le determinazioni del pubblico, che, essendo la media di tutti i giudizii e le determinazioni individuali, resta scevra da tali influenze. Dichiarare un governo rappresentante la pubblica opinione e la pubblica volontà, è lo stesso che dichiarare una parte rappresentante del tutto. Inoltre, l’uomo per sua natura sdegna i rivali e l’opposizione, e gli amici del governo non saranno certamente coloro, che manifestano i suoi errori, che contrastano la sua opinione, ma bensì quei che lo piaggiano; gli oppositori saranno occultamente odiati, e, se lo si potrà impunemente, oppressi; negarlo è un disconoscere l’umana natura, è negare la storia, negare i fatti che