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vilegii. Ma se ogni privilegio cessasse, se i diritti risultassero dai rapporti reali e necessarii delle cose, il dovere diverrebbe un bisogno; l’uomo non servirebbe più all’uomo ma, come scrive Romagnosi, solamente alla necessità della natura, ed al proprio meglio. In altri termini il Filangieri esprime l’opinione medesima: «L’uomo non può essere felice, dic’egli, senza esser libero. L’uomo non può essere felice senza convivere coi suoi simili. L’uomo non può convivere co’ suoi simili senza governo e senza leggi. Dunque per essere felice deve esser libero e indipendente. Ma il dovere senza la volontà esclude la libertà; la volontà senza il dovere esclude la dipendenza. Il nesso che unisce queste due opposte condizioni non può essere che, la volontà di far ciò che si deve». Quindi la società costituita ne’ suoi reali e necessarii rapporti, esclude ogni idea di governo, e come ben equilibrato edifizio regge da sè, senza aver bisogno di fasciature o di rinfianchi. Questi principii de’ nostri padri ora cominciano a discutersi eziandio in Francia; ivi esclama Proudhon: «chiunque mette la mano su di me per governarmi, è un usurpatore, un tiranno, io lo dichiaro mio nemico...»; ed altrove: «chi siete voi per sostituire la vostra saggezza di un quarto d’ora, alla ragione eterna ed universale?»

Ciascuno nasce con speciali attitudini ed inclinazioni, ed una società ben costituita dovrebbe offrire ad ogni individuo i mezzi onde soddisfar queste ed utilizzar quelle, e così, seguendo l’uomo la propria volontà ed il proprio utile, seconderà la volontà collettiva e l’utile pubblico. Derogare a questa legge e costringere l’uomo ad un lavoro forzato è una tirannide. Quindi il governo, che lo abbiamo trovato assurdo e tirannico, tanto come correttor di costumi, quanto come sostegno del patto sociale, come educatore è inutile; l’educazione altro non deve essere, che una legge generale, con la quale