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simo. Il Vangelo, non solo ha predicato la fratellanza e la mansuetudine, minacciando le pene dell’inferno, ma ha ricorso alla spada, ai tormenti, al rogo... e che cosa ha ottenuto con tali mezzi? Ha costretto la natura umana che sempre ubbidì alle medesime leggi, a covrirsi con la maschera dell’ipocrisia. Invano verrà inculcato l’amor di patria ove la patria non dona che miserie e stenti; nè vi sarà bisogno inculcarlo quando la felicità del cittadino dipenderà dalla grandezza e prosperità di essa. A che predicherete l’amore della gloria, il disprezzo delle ricchezze, in una società ove, non curata la fama, potentissimo è l’oro? E se i beni maggiori saranno conseguenza della fama e delle virtù, tale dottrina non avrà bisogno di apostoli. Concludiamo, che il pubblico costume, assolutamente indipendente dalle dottrine, dalla fede, dalle pene, scaturisce immediatamente dai rapporti e dagli ordini sociali; voler cangiare i costumi, senza cangiar questi è impossibile, quindi: un governo regolatore de’ costumi è la più stupida ed assurda tirannide che mai uomo possa immaginare.
L’origine del governo fu il dominio eroico de’ forti sui deboli. Le prime leggi, l’arbitrio di quelli, in seguito trasformaronsi in consuetudini. I famuli resi potenti per numero, impedirono i nuovi arbitrii, obbligarono i forti a sottomettersi alla ragione storica, a rispettare le consuetudini, le quali furono, perciò, il rudimento del patto comune, del codice. Questo patto, comunque modificato, non ha potuto, nè potrà mai librare su giusta lance i diritti di tutti: imperciocchè trae origine dalla violenza e dall’usurpazione, e dovrà esservi sempre qualche parte che preponderi, qualche altra che minacci reazione. A mantenere nella società questo labile equilibrio, ebbesi uopo del governo, che può definirsi l’ostacolo allo sviluppo delle leggi naturali, il sostegno de’ pri-