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porzionale alla specie ed all’energia de’ moventi, che si riscontrano nel mondo esteriore. Una grande efficacia in questi motivi, esercitata in un individuo d’un’indole capace a sentirla, genera le forti passioni, che richieggono fortissima dose d’amor proprio. Queste forti passioni formano gli eroi e gli scellerati, i grandi genii nelle scienze e nelle arti, ed i grandi corruttori delle une e delle altre.

In una società in cui la fama, il potere, le ricchezze.... non possono sperarsi che dalla guerra, o dal bene operato a prò del pubblico, nascono gli Scevola, gli Attilii, i Curzii. «Chi più di loro, esclama Filangieri, fu agitato da una forte passione, chi più di loro amò per conseguenza sè stesso, chi più di loro servì la società e la patria?». Se poi un governo si farà il distributore di onori, di ricchezze e di ogni altro bene sociale, tutti gli sforzi degl’individui saranno rivolti, non già a guadagnarsi il pubblico plauso, ma le grazie di questo governo: quindi cortigiani, adulatori, sicari; e quanto più l’indole della nazione sarà capace di forti passioni, tanto più impudenti e tiranni saranno i satelliti, che si stringono intorno a questo centro, usurpatore degli universali diritti. Quel popolo, che durante il suo splendore sarà stato ricco d’eroi, nella sua decadenza i seidi avrà numerosissimi, e numerosissimi i martiri se comincia ad accennare al suo risorgimento. Per contro, ove tardo è il corso degli umori e le passioni rimesse non vi saranno nè eroi nè scellerati; all’apogèo come al perigèo tutto sarà pedestre e volgare.

La virtù ed il vizio adunque, nulla hanno d’assoluto; lo loro sede non è nell’uomo ma nella società; i significati di queste parole cangiano al cangiar degli ordini sociali. Infatti, facendo astrazione della società, le virtù ed i vizii spariscono, l’uomo isolato non ha che due