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— VIII — |
tra i diritti di tutti e legittima la soddisfazione di tutti i bisogni e delle inclinazioni di tutti; nel propugnare la formola libertà e associazione da sostituirsi a quella mazziniana Dio e popolo e all’altra francese libertà, uguaglianza e fratellanza, che ai tempi di Pisacane erano in onore tra i rivoluzionari italiani.
Però anche Pisacane ha pagato il suo contributo alla dea contraddizione. Così, mentre in lui si manifestano le preferenze per l’anarchia quando delinea il futuro patto sociale, quando poi accenna al modo di disciplinare l’azione futura si sente l’uomo che crede nella utilità dello Stato. Egli accenna alla tendenza verso l’unità mondiale, verso l’internazionalismo, ma non sa sottrarsi ad una specie di chauvinisme nei ripetuti paralleli tra l’Italia e la Francia, che irrompe più veemente quando esclama: sono umanitario, ma innanzi tutto italiano. Egli pensa e scrive come un intransigente socialista contemporaneo e disprezza la quistione politica e il principio della nazionalità; ma agisce diversamente e per la patria dà la vita!
Innanzi a quest’ultima e sublime contraddizione inchiniamoci riverenti; e inchinandoci rintracciamo nel suo stesso Saggio la ragione del contrasto.
Carlo Pisacane, come tanti sommi psicologi contemporanei, ripetutamente afferma che la coltura, i libri, le idee non sono i fattori determinanti delle