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nomico in apparenza utile. Gli onori, gli stipendii, di cui largheggiano questi governi coi dotti, sono incentivo a tali lavori che, mascherati da qualche umile osservazione, sono le più sfrontate apologie del presente. La tirannide, per inverso, tutto interdice; il mistero o la forza possono solamente salvare da’ suoi artigli colui che ardisce alzar la voce; rarissime perciò le cause determinanti a scovrire le piaghe della nazione; ma se sorgono purissime, e fortemente sentite, altre non possono essere che i mali da cui è oppressa la società e la nobile ambizione dell’aura popolare comprata a caro prezzo. La moderazione dà niuna difesa a chi osa; l’opinione pubblica pronta a favorire colui il quale con più ardire muove i suoi attacchi, quindi libero, franco, appassionato il dire. Per lunghi anni si tace in uno stato dispotico, ma se la pazienza del popolo comincia a scuotersi appariscono quegli opuscoletti che suscitano una rivoluzione. Vi sarà poca erudizione e sfoggio di dottrina, ma questa a che giova se non scende ai fatti? Concludiamo, che la mezza libertà, le concessioni, non sono stato di transazioni per giungere a liberarsi da ogni giogo, ma efficace mezzo di cui giovasi la forza per garantire le sue usurpazioni; è uno stato di continua paralisi. Nè qui finiscono i mali dei moderati reggimenti.

I rivolgimenti di un popolo risorto sotto un duro dispotismo sono più terribili, più recisi e più atti a gettar radici che quelli di uno stato già a metà libero. Quale differenza fra la repubblica francese del 91 e quella del 48, l’una surta sulle radici d’un lungo regno assoluto, l’altra basata sul fango d’un moderato reggimento! Quella, terrore dell’Europa, e sola pagina onorevole di quel popolo; questa oggetto di scherno e disprezzo universale, e macchia indelebile all’onore della nazione. Inoltre, istituzioni, caste, privilegi, culti,