Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
— 86 — |
il temporeggiare, la prudenza spinta alla pusillanimità, e per conseguenza meschine imprese, disastri o patti vergognosi.
Ne’ rivolgimenti popolari, egli è vero che accanto agli eroi si veggono codardi ed impostori, ed il disordine spesso accompagna le grandi imprese: ma non perciò viene turbato il rapido corso degli avvenimenti.
Le rivoluzioni sono come le onde d’un rapido torrente che, quantunque torbide dalla mota sollevata dal fondo, non s’arrestano perciò, nè cessano di sgombrare con fremito gli ostacoli che contrastano il loro corso. Appena un principe o un potere qualunque sorge a reggere il movimento, e dice farò io: immediatamente ogni cittadino d’attore diviene spettatore, l’impeto della rivoluzione s’ammorza.
Suppongasi che dall’ignobile schiera de’ moderni cortigiani, da quella turba di generali cresciuti fra le pedantesche discipline dei quartieri, sorga come dalla brillante nobiltà del medio-evo, non serva, ma partecipe degli splendori del trono, un Condè, un Turenna, un Montecuccoli: esso non potrebbe menare a buon fine la guerra italiana; avvegnachè dovendo, durante la guerra, creare la nazione, gli farebbe d’uopo d’un potere più che sovrano. La sola libertà può risolvere il complicato problema, abrogando ogni legge, dichiarando libero ed indipendente ogni comune, ogni cittadino; si spezzano le pastoie domestiche, le differenze; i limiti de’ varii stati spariscono, e dall’eguaglianza l’unità risulta di fatto, e così non sarà l’effetto d’un nuovo patto imposto agli italiani, ma la naturale conseguenza dell’abolizione di ogni patto. Reso libero ed indipendente ogni comune avrà il solo obbligo che gli viene imposto dalla necessità di conservare l’acquistata libertà ed indipendenza di concorrere con tutti i suoi mezzi a liberare l’Italia da’ nemici esterni. Una Convenzione italiana