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dentro di me, vi déssi quella stessa realtà che voi vi date, e viceversa; e questo non è possibile? —

Ahimè, caro, per quanto facciate, voi mi darete sempre una realtà a modo vostro, anche credendo in buona fede che sia a modo mio; e sarà, non dico; magari sarà; ma a un “modo mio„ che io non so nè potrò mai sapere; che saprete soltanto voi che mi vedete da fuori: dunque un “modo mio„ per voi, non un “modo mio„ per me.

Ci fosse fuori di noi, per voi e per me, ci fosse una signora realtà mia e una signora realtà vostra, dico per se stesse, e uguali, immutabili! Non c'è. C'è in me e per me una realtà mia: quella che io mi do; una realtà vostra in voi e per voi: quella che voi vi date; le quali non saranno mai le stesse nè per voi nè per me.

E allora?

Allora, amico mio, bisogna consolarci con questo: che non è più vera la mia che la vostra, e che durano un momento così la vostra come la mia.

Vi gira un po' il capo? Dunque dunque... concludiamo.