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— Hai sentito, Gengè1, che ha detto jeri Michelina? Quantorzo ha da parlarti d’urgenza. —

— Guarda, Gengè, se a tenermi così la veste mi paiono le gambe. —

— S’è fermata la pèndola, Gengè. —

— Gengè, e la cagnolina non la porti più fuori? Poi ti sporca i tappeti e la sgridi. Ma dovrà pure, povera bestiolina... dico... non pretenderai che... Non esce da jersera. —

— Non temi, Gengè, che Anna Rosa possa esser malata? Non si fa più vedere da tre giorni, e l’ultima volta le faceva male la gola. —

— È venuto il signor Firbo, Gengè. Dice che ritornerà più tardi. Non potresti vederlo fuori? Dio, che nojoso! —

Oppure la sentivo cantare:

               E se mi dici di no,
               caro il mio bene, doman non verrò;
               doman non verrò....
               doman non verrò....

Ma perchè non vi chiudevate in camera, magari con due turaccioli negli orecchi?

Signori, vuol dire che non capite come volevo esser solo.

  1. Mia moglie, da Vitangelo che purtroppo è il mio nome, aveva tratto questo nomignolo, e mi chiamava così; non senza ragione, come si vedrà.