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— Non ne dubito. Ma siete riparati, voi, dico per la vostra parte, dall’ufficio che tenete: l’uno di direttore, l’altro di consulente legale. Mio padre, per disgrazia, non c’è più. Vorrei sapere chi risponde degli atti della banca davanti al paese.

— Come, chi risponde? — fece Quantorzo. — Ma noi, noi! E appunto perchè ne rispondiamo noi, vorremmo essere sicuri che tu non abbia ancora a immischiartene, intervenendo con certi atti; senti, dico inconsulti per non dire altro! —

Negai prima col dito; poi dissi, placido:

— Non è vero. Voi no; se seguite punto per punto le norme di mio padre. Davanti a me, tutt’al più, potreste risponderne voi, se non le seguiste e io ve ne domandassi conto e ragione. Ora dico davanti al paese: chi ne risponde? Ne rispondo io che firmo i vostri atti: io! io! E mi devo veder questa: che voi la mia firma sì, la volete sotto tutti gli atti che fate voi; e mi negate poi la vostra per quell’uno che faccio io. —

Doveva essersi impaurito ben bene, perchè a questo punto gli vidi dare tre allegri balzi sul divano, esclamando:

— Oh bella! oh bella! oh bella! Ma perchè noi, i nostri, sono quelli normali della banca! Mentre il tuo, scusa, me lo fai dire tu, è stato proprio da pazzo! da pazzo! —

Scattai in piedi; gli appuntai l’indice d’una mano contro il petto, come un’arma.

— E tu mi credi pazzo?