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a un mucchio di legna, che per un momento non si vede e non si ode nulla, e poi qua un tùtolo, là una stipa scattano, schizzano, e infine tutta la fascina crèpita lingueggiando di fiamme tra il fumo:

— Lui? — Una casa? — Come? — Che casa? — Silenzio! — Che dice? — Queste e altrettali domande cominciarono a scattar dalla folla, propagando rapidamente un vocìo sempre più fitto e confuso, mentre quel giovane di studio confermava:

— Sì, sì, una casa! la sua casa in Via dei Santi 15. E non basta! Anche la donazione di diecimila lire per l’impianto e gli attrezzi d’un laboratorio!

Non potei vedere quel che seguì; mi tolsi di goderne, perchè mi premeva in quel momento di correre altrove. Ma seppi di lì a poco qual godimento avrei avuto, se fossi rimasto.

M’ero nascosto nell’àndito di quella casa in Via dei Santi, in attesa che Marco di Dio venisse a pigliarne possesso. Arrivava appena, in quell’àndito, il lume della scala. Quando, seguìto ancora da tutta la folla, egli aprì la porta di strada con la chiave consegnatagli dal notaro, e mi scorse lì addossato al muro come uno spettro, per un attimo si scontraffece, arretrando; mi lanciò con gli occhi atroci uno sguardo, che non dimenticherò mai più; poi, con un arrangolìo da bestia, che pareva fatto insieme di singhiozzi e di risa, mi saltò addosso frenetico, e prese a gridarmi, non so se per esaltarmi o per uccidermi, sbattendomi contro al muro: