Pagina:Pirandello - Uno nessuno e centomila, Milano, Mondadori, 1936.djvu/107

ventare milionarii. Quanti conservano la beata regolarità delle esperienze non possono immaginare quali cose possono essere reali o verosimili per chi viva fuori d’ogni regola, come appunto quell’uomo lì.

Si credeva inventore.

E un inventore, signori miei, un bel giorno, apre gli occhi, inventa una cosa, e là: diventa milionario!

Tanti ancora lo ricordano come un selvaggio, appena venuto dalla campagna a Richieri. Ricordano che fu accolto allora nello studio d’uno dei nostri più reputati artisti, ora morto; e che in poco tempo vi aveva imparato a lavorare con molta perizia il marmo. Se non che il maestro, un giorno, volle prenderlo a modello per un suo gruppo che, esposto in gesso in una mostra d’arte, divenne famoso sotto il titolo Satiro e fanciullo.

Aveva potuto l’artista tradurre senza danno nella creta una visione fantastica, non certo castigata ma bellissima, e compiacersene e averne lode.

Il delitto era nella creta.

Non sospettò il maestro che in quel suo scolaro potesse sorgere la tentazione di tradurre a sua volta quella visione fantastica, dalla creta ov’era lodevolmente fissata per sempre, in un movimento momentaneo e non più lodevole, mentre, oppresso dall’afa d’un pomeriggio estivo, sudava nello studio a sbozzare nel marmo quel gruppo.

Il fanciullo vero non volle avere la sorridente docilità che il finto dava a vedere nella creta; gridò ajuto; accorse gente; e Marco di Dio fu sorpreso in