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— Come come? scusi? non le sembra? ma è! è la nemica! — esclama Cavalena. — Questo mi sembra indubitabile!

— E perchè? — torno a domandargli. — Indubitabile a me sembra invece ch’ella non voglia essere per lui nè amica, nè nemica, nè niente.

— Ma appunto per questo! — incalza Cavalena. — Scusi, o che forse la donna bisogna considerarla in sè e per sè? Sempre di fronte a un uomo, signor Gubbio! Tanto più nemica, in certi casi, quanto più indifferente! E in questo caso poi, l’indifferenza, scusi, adesso? dopo tutto il male che gli ha fatto? E non basta; anche il dileggio? Ma scusi! —

Sto a guardarlo un poco e mi rifaccio con un sospiro a domandargli daccapo:

— Benissimo. Ma perchè ora vuol credere per forza che al signor Nuti l’indifferenza e il dileggio della signora Nestoroff abbiano provocato, non so, ira, sdegno, propositi violenti di vendetta? Da che cosa l’argomenta? Non li dà affatto a vedere! Si mostra calmissimo, attende con piacere evidente alla sua parte di gentleman inglese...

— Non è naturale! non è naturale! — protesta Cavalena, scrollando le spalle. — Creda, signor Gubbio, non è naturale! — Mia figlia ha ragione. Lo vedessi piangere d’ira o di dolore, smaniare, torcersi, macerarsi, amen, direi: — Ecco, pende verso l’uno o verso l’altro dei due partiti.

— Cioè?

— Dei due partiti che si possono prendere quando si ha di fronte la nemica. Mi spiego? Ma questa calma, no, non è naturale! L’abbiamo veduto