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Le sorride appena, per gratitudine. Il rimedio ha giovato: l’allucinazione è svanita: basta, ora, eh?

Non me ne dôrrei tanto, se per tutti questi giorni non mi fossi veduto costretto a dare anch’io la mia pietà, a spendermi, a correre di qua e di là, a vegliare parecchie notti di seguito, non per un sentimento mio vero e proprio, che mi fosse cioè ispirato dal Nuti, come avrei voluto; ma per un altro sentimento, pure di pietà, ma di pietà interessata, tanto interessata, che mi faceva e mi fa tuttora apparire falsa e odiosa quella che dimostravo e dimostro tuttora al Nuti.

Sento che, assistendo allo strazio, certo involontario, ch’egli ha fatto del cuore della signorina Luisetta, io, volendo obbedire al vero sentimento mio, avrei dovuto ritrarre la mia pietà da lui. L’ho ritratta veramente, dentro di me, per rivolgerla tutta a quel povero coricino straziato, ma ho seguitato a dimostrarla a lui perchè non potevo farne a meno, obbligato dal sacrifizio di lei, ch’era il maggiore. Se ella infatti si prestava a soffrire quello strazio per pietà di lui, potevo io, potevano gli altri tirarsi indietro da premure, da fatiche, da attestazioni di carità molto minori? Tirarmi indietro voleva dire riconoscere e dare a vedere ch’ella non soffriva quello strazio per pietà soltanto, ma anche per amore di lui, anzi sopratutto per amore. E questo non si poteva, non si doveva. Io ho dovuto fingere, perchè ella doveva credere di dare a lui il suo amore per quell’altra. E ho finto, pur disprezzandomi, meravigliosamente. Così soltanto ho potuto modificare le sue disposizioni d’animo per me; rifarmela amica. Ma pure,