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— Ma no, dico che tutto si compensa alla fine: è una mia idea: tante cose nel bujo vedevo io con quei lumi là, che loro forse non vedono più con la lampadina elettrica, ora; ma in compenso, ecco, con queste lampadine qua altre ne vedono loro, che non riesco a vedere io; perchè quattro generazioni di lumi, quattro, caro professore, olio, petrolio, gas e luce elettrica, nel giro di sessant’anni, eh... eh... eh... sono troppe, sa? e ci si guasta la vista, e anche la testa; eh, anche la testa, un poco. —

Le tre zitellone, che si tenevano in grembo tutte e tre quietamente le mani coi mezzi guanti di filo, approvarono in silenzio, col capo: sì, sì, sì.

— Luce, bella luce, non dico di no! Eh, lo so io, — sospirò il vecchietto, — che mi ricordo s’andava nelle tenebre con un lanternino in mano per non rompersi l’osso del collo! Ma luce per fuori, ecco... Che ci ajuti a veder dentro, no. —

Le tre zitellone quiete, sempre con in grembo le mani coi mezzi guanti di filo tutt’e tre, dissero in silenzio col capo: no, no, no. —

Il vecchietto si alzò e andò a offrire in premio a quelle mani quiete e pure, un pizzichetto di tabacco.

Simone Pau tese due dita.

— Anche lei? — domandò il vecchietto.

— Anche io, anche io, — rispose, un po’ irritato dalla domanda, Simone Pau. — E anche tu, Serafino. Ti dico, prendi! Non vedi che è come un rito? —

Il vecchietto, con la presina tra le dita, strizzò un occhio maliziosamente: