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Toti.
Ah, dunque, devo parlare io? E che credi che, per quanto vecchio, io sia già cosi rimbambito da non capire che tu non puoi star cosi, solo perchè ti fa male il capo?
Lillina si alza e fa per andarsene, ma egli la trattiene a sedere.
No, aspetta, figliuola! Sta’ qua, sta’ qua ad ascoi tarmi; e lascialo il mal di capo, che questa anzi sarà la ricetta per fartelo passare! Dimmi una cosa: tutte queste chiacchiere che fa la gente t’iian forse messo così in soggezione davanti a me, da farti credere che tu non possa più parlarmi, clie tu non possa più dirmi tutto ciò che ti sta sul cuore? Bada che sarebbe l’ingiuria più grande che tu potessi farmi, il tradimento più brutto: quello di vedere in me.... ciò che non vogho neanche dire! Tu con me puoi parlare, sempre, come mi parlasti la prima volta! Ho fatto tutto ciò che ti promisi allora, e non mi son tirato indietro d’un passo, lo puoi ben dire! Se la gente parla, se la gente ride, e c’è chi protesta e chi minaccia — (mi hanno anche mandato in casa il Direttore, hai visto?) — ebbene, tutto ciò a me non importa nulla, e non deve importarne nulla neanche a te, perchè tu e io sappiamo bene che non facciamo niente di male, e dobbiamo pensare a star tutti uniti e a non darla vinta, aspettando che il tempo mi dia ragione: non ora — presto — alla mia morte — quando vi avrò lasciati a posto, tutti tranquilU e sistemati. — Hai inteso? hai iijteso?
Lillina.
Si.... si.... ho inteso....
Toti.
E dunque parla, adesso! Che è stato? Vi siete Utigati?