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Come professore, addetto a un ufficio pubblico, non può più infiscliiarsene, deve tenerne conto, come devo tenerne conto io, da direttore; e perciò son venuto a consigliarle, ancora una volta, di mettersi a riposo.

Toti.

E di sottoscrivere cosi al giudizio della gente?

Alzandosi.

No, signor Direttore! Io aspetto che qualcuno — poiché lei non lo vuol fare — venga a discutere con me, non quello che pare, ma quello che è; la mia coscienza appunto. Non mi ritiro! Accetto la guerra! Vogho vedere chi ha il coraggio di venirmi a dire in faccia ch’io sono una persona disonesta e se ciò che faccio non è fatto a fin di bene I

Direttore.

stringendosi nelle spalle e accomiatandosi.

Capirà ch’io ho fatto, professore, il mio obbligo d’amico....

Toti.

E io la ringrazio.

Direttore.

La prevengo che si minaccia di portare la protesta agli enti superiori....

Toti.

Facciano! facciano pure!

Direttore.

E che se domani dal Ministero mi si chiedesse qualche rapporto....

Toti.

Lei risponda come crede, che m’ha consigliato di chiedere il riposo, e ch’io non ho voluto saperne. La vedremo, signor Direttore!