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Atto secondo 43

sta della Banca, ma a patto di metterci una per- sona di mia fiducia.

Direttore

un po' sulle spine.

Si si.... lo SO, il Delisi....

TOTI

imperterrito. Giacomino Delisi, sissignore. Eppure creda, signor Direttore, creda clie io stavo meglio prima, clie ora! Con tutta la mia miseria! Questo denaro è stato per me.... sa come quando, tempo d'inverno, i ragazzini, di sera, raccolgono le foglie secche cadute dagli alberi per farne una vampata, che se uno, anche piccolo piccolo, si trova a passare, l'ombra, con quella vampa, al muro, diventa come un gigante, che se alza un braccio arriva fino al quinto piano? Cosi, signor Direttore! Ero niente, piccolo così. Passavo e nessuno mi guardava. C'è stata questa fiammata dell'eredità, e ora, appena alzo un braccio.... appena muovo una gamba.... tutti lo vedono, mi stanno tutti a guardare con tanto d'occhi, vogliono conto e ragione di quello che faccio e di quello che non faccio, se proteggo questo, se non proteggo quell'altro.... E che cos'è? Non sono padrone di fare quello che mi pare e pia- ce, senza danno di nessuno? Mi sono seccato, ecco, signor Direttore! E creda che, se non avessi una creaturina in casa, mi verrebbe quasi la tenta- zione di ritirare dalla Banca questi centoquaranta pezzi di carta e di farne davvero, come un ra- gazzino, un'altra vampata da fare epoca, da fare epoca!

Direttore.

Mi dispiace, professore, d'aver toccato un tasto che le è doloroso. Ma mi permette un'osservazione?

TOTI.

E come no? Anzi, la ringrazio..^