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42 PENSACI, GIACOMINO!

Direttore.

Superiore che non comanda, a ogni modo, ma che viene a pregare, non tanto il professore, quanto l'amico.

TOTI.

Tutto a sua disposizione, Cavaliere mio....

Direttore.

Grazie. Ma non ho nulla da chiederle per me..., o piuttosto, sì, anche per me un favore, che non dovrebbe costarle niente ormai, dopo la bella for- tuna che lei ha avuto....

TOTI.

Per carità, signor Direttore, non mi parli, la prego, di questa mia fortuna! Mio fratello era in Romania; e come io non sapevo dopo tanto tempo se fosse vivo o morto, cosi lui non sapeva di me, se fossi vivo morto; non posso dire dunque che abbia voluto lasciare il suo denaro proprio a me. L'ha lasciato, perchè non se lo poteva portare al- l'altro mondo. S'è cercato a chi si doveva dare, e s'è trovato che si doveva dare a me» unico erede.

Direttore.

E non è una fortuna, scusi?

TOTI.

Fortuna, non dico di no! E non c'è misteri, creda, signor Direttore, come vanno dicendo In paese. Lei lo sa, dicono che tengo altro denaro conservato in casa! Non è vero. Tutto quello che era, così com'era — centoquaranta mila Ure — l'ho messo nella Banca Agricola cittadina....

Direttore.

Eh, una bella somma!

ToTI.

Sissignore, e sono diventato il più forte azionl-