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Direttore.
Superiore che non comanda, a ogni modo, ma che viene a pregare, non tanto il professore, quanto l’amico.
Toti.
Tutto a sua disposizione, Cavaliere mio....
Direttore.
Grazie. Ma non ho nulla da chiederle per me..., o piuttosto, sì, anche per me un favore, che non dovrebbe costarle niente ormai, dopo la bella fortuna che lei ha avuto....
Toti.
Per carità, signor Direttore, non mi parli, la prego, di questa mia fortuna! Mio fratello era in Romania; e come io non sapevo dopo tanto tempo se fosse vivo o morto, cosi lui non sapeva di me, se fossi vivo 0 morto; non posso dire dunque che abbia voluto lasciare il suo denaro proprio a me. L’ha lasciato, perchè non se lo poteva portare all’altro mondo. S’è cercato a chi si doveva dare, e s’è trovato che si doveva dare a me» unico erede.
Direttore.
E non è una fortuna, scusi?
Toti.
Fortuna, non dico di no! E non c’è misteri, creda, signor Direttore, come vanno dicendo In paese. Lei lo sa, dicono che tengo altro denaro conservato in casa! Non è vero. Tutto quello che era, così com’era — centoquaranta mila Ure — l’ho messo nella Banca Agricola cittadina....
Direttore.
Eh, una bella somma!
Toti.
Sissignore, e sono diventato il più forte azionl-