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Atto secondo 41

Direttore.

Grazie, scusi lei piuttosto, professore, se sono venuto in un'ora importuna.

TOTI.

No, no, che importuna ! Un disturbo.... un piccolo disturbò della mia signora....

Direttore.

Ah, mi dispiace ! Ma se lei, professore, deve stare di là....

TOTI.

Non c'è bisogno della mia assistenza. Ho man- dato a chiamar la madre, perchè tra loro donne s'intendono megho. Non è male di conseguenza. È in piedi. Sta al bujo, perchè dice che la luce le dà fastidio agU occhi. Non parla. Non vuole dire che male ha. Ma io lo so. Niente.... PiccoU di- sturbi....

Direttore. Che forse?

Allude a una nnova gravi- danza.

Toti.

No! Dio liberi! Dio Uberi, signor Direttore! Uno basta! — No. È un'altra cosa. È la gioventù.... è la gioventù, signor Direttore ! Come l'aprile vuole le piogge, così la gioventù ogni tanto vuole qual- che pianterello.... Poi spunta il sole di nuovo.... e passa tutto.... La gioventù! — Ha comandi da darmi, signor Direttore?

Direttore.

Per carità, che dice comandi?

Toti.

No, no. Lei mi comanda sempre. Se la mia con- dizione è cambiata, io resto quello che sono sem- pre stato. E lei è 11 mio superiore, che c'entra!