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opprimente della mia persona. L’onestà, mancata in me, potrà credersi — se non in tutto, almeno in parte — rimasta con loro: la signora rimarrà moglie legittima, separata da un marito indegno; e in questa indegnità del marito, giovine com’ella è, potrà trovare una scusa di farsi consolare da un vecchio amico di casa. Ciò che non era permesso a una signorina, si può condonare facilmente a una signora assolta da ogni obbligo di fedeltà coniugale. Va bene? — Io dunque, marito, potrei essere disonesto e farmi cacciare. — Ma io non sono entrato qua soltanto come marito: — Da semplice marito, anzi, non sarei mai entrato: non ce ne sarebbe stato bisogno! C’era bisogno di me, in quanto questo marito doveva tra poco esser padre: tra poco, dico, in tempo.... quasi debito. — Qua c’era bisogno del padre. E il padre.... eh, il padre nell’interesse di lui. del signor marchese, dev’essere per forza onesto! — Perchè se da marito posso andarmene senza recar danno a mia moglie, la quale, lasciato il mio nome riprenderà il suo; da padre, la mia cattiva azione danneggerebbe per forza mio figlio che non avrà altro nome che il mio; e più in basso io cadrò e più danno egli ne avrà. E questo lui non può assolutamente desiderarlo.
Maurizio.
Ah, no davvero!
Baldovino.
Vedi, dunque? — E per cadere in basso, eh.... ci cadrei — tu mi conosci! — Per vendicarmi dell’azion accia che mi farebbero, cacciandomi via malamente, vorrei con me il figliuolo, che per legge m’appartiene; lo lascerei loro qua due o tre anni per farli affezionare a lui; poi proverei che mia moglie convive da adultera col suo amante, e lo toglierei loro e lo trascinerei con me, giù.... giù.... Tu sai che ho in me un’orribile bestia, di