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Atto primo là
Direttore.
Scusi, e che vorrebbe di più? Ritirato, in ozio, in santa pace....
TOTI.
Già, bello ! A sbattermi la testa al muro ! Le dico che sono solo come un cane!
Direttore.
E che colpa ci ha il Governo, scusi, se lei non ha pensato a tempo a metter famigha?
TOTI.
Ah, dovevo metter famigha a tempo, con lo sti- pendio che m'ha dato, per morire di fame io, mia moglie e cinque, sei, otto, dieci fighuoh.... chi avrebbe potuto contarh ? quando uno ci si mette !... Pazzie, cavahere mio! E io ringrazio Dio che volle guar- darmi sempre dal farlo! Ma ora, sa? ora la pigho.
Direttore.
Che? Prende moghe adesso?
Toti.
Sissignore! Ah!, il Governo con me non se la passa hscia! Lo piglio in punto: calcolo quanto pare a me, che mi restino ancora cinque o sei anni di vita, e piglio moghe, sissignore! per ob- bUgarlo a pagarle la pensione, anche a lei ! Ah, si figura che deve finir così?
Direttore.
BelUssimo ! benissimo 1 Vuol prendere moghe sul serio alla sua età?
Toti.
Moghe? Che moghe! Opera di carità 1 Che c'en- trano gh anni, scusi? Lei, allora, come tutti gU altri? Vede la professione e non vede l'uomo? Sente dire che vogUo prender moghe — s'imma- gina una moghe — e me, marito — e si mette a