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Ponza.
Mi perdoni. Si, lei.... E gliene sono grato, signor Prefetto.
Il Prefetto.
Poiché venera come una madre la sua povera suocera, scusi, deve pensare che qua questi signori mostrano tanta curiosità di sapere, appunto perchè s’interessano molto della signora....
Ponza.
Ma la uccidono, signor Prefetto! E l’ho fatto notare!
Il Prefetto.
Bene, bene.... Finiranno, appena si sarà chiarito tutto: ora stesso, guardi! Non ci vuol niente. — Lei ha il mezzo più semplice e più sicuro di levare ogni dubbio a questi signori. Non a me, perchè io non ne ho.
Ponza.
Ma se non vogliono credermi in nessun modo!
Agazzi.
Questo non è vero. — Quando lei venne qua, dopo la prima visita di sua suocera, a dichiararci ch’era pazza, noi tutti — con meraviglia, ma le abbiamo creduto.
Al Prefetto.
Ma subito dopo, capisci? tornò la suocera....
Il Prefetto.
Si, si, lo so, me l’hai detto.
Seguita, rivolgendosi al Ponza. ....a dare quelle ragioni, che lei stesso cerca di tener vìve in lei. Bisogna che abbia pazienza, se un dubbio angoscioso nasce nell’animo di chi la ascolta. Di fronte a ciò che dice sua suocera, questi signori, ecco, non credono d’esser più sicuri di potere prestar fede a ciò che dice lei. Dunque, è chiaro. Lei e sua suocera — via! tiratevi in disparte