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Ponza.

SI. Che io Intendo, signor Prefetto, di domandare oggi stesso il mio trasferimento.

Il Prefetto.

Ma perchè? — Scusi.... Come? poc’anzi, cosi ragionevole, parlava con me....

Ponza.

Io sono fatto segno qua, signor Prefetto, a una vessazione inaudita!

Il Prefetto.

Ma no, via.... guardi, non esageriamo....

Agazzi.

Vessazione, scusi.... — intende, da parte mia?

Ponza.

Di tutti. E me ne vado! Me ne vado, signor Prefetto, perchè non posso tollerare quest’inchiesta accanita, feroce, che finirà di compromettere, guasterà irreparabihnente un’opera di carità che mi costa tanta pena e tanti sacriflzii! — Io venero più che una madre questa povera vecchia, e mi son veduto costretto, qua, jeri, a investirla con la più crudele violenza. Ora l’ho trovata di là, in tale stato d’avviUmento e d’agitazione....

Agazzi.

È strano! Perchè la signora con noi ha parlato sempre calmissima. Tutta l’agitazione, invece, l’abbiamo finora notata in lei, signor Ponza, e anche adesso....

Ponza.

Perchè loro non sanno quello che mi stanno facendo soffrire!

Il Prefetto.

Via, via.... Si calmi, caro Ponza.... Che cos’è? Ci sono qua io! E lei sa con quale fiducia e quanto compatimento io abbia ascoltato le sue ragioni. Non è così?