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Ponza.
L’ho sposata da due anni. È la mia seconda moglie.
Amalia.
E la signora crede clie sia ancora la sua figliuola?
Ponza.
È stata, se cosi può dirsi, la sua fortuna. Quando dalla finestra della stanza dove la tenevano custodita, mi vide passare per via, la prima volta, con questa mia seconda moglie, si mise improvvisamente a ridere, a piangere, a tremar tutta di felicità: volle rivedere la sua figliuola, viva, in questa mia seconda moglie, e scampò dallo stato di tetra disperazione in cui era prima caduta in quest’altra forma di pazzia, lucida, che consiste appunto nel credere che non è vero che la sua figliuola è morta, ma che sono io che voglio tenermela tutta per me e non voglio più fargliela vedere. Si rianimò tutta; si calmò d’un tratto; è quasi come guarita.... — tanto che — lor signori l’hanno veduta, l’hanno semita parlare — non sembra alTalto.
Amalia.
Affatto! Affatto!
Signora Sirelli.
Dice che è contenta così....
Ponza.
Lo dice a tutti. Ed è per me, veramente, piena di affetto e di gratitudine.... Perchè credano che io faccio di tutto per assecondare, anche a costo di gravi sacrifìzii, questa pietosa follia.... Mi tocca tener due case; obbUgo mia mogUe, che per fortuna si presta caritatevolmente, a secondare anche lei la follia.... S’affaccia alla finestra, le parla, le scrive.... — Ma carità, ecco, dovere.... fino a un certo punto, signori l Non posso costringere mia
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