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Cameriere.

D’essere ricevuto — ha detto soltanto cosi.

Signora Sirelli.

Per carità, lo riceva qua, Commendatore! — Ho quasi paura; ma una grande curiosità di vederlo davvicino, questo mostro!

Amaioa. Ma che vorrai

Agazzi.

Sentiremo.

Al cameriere. Fallo passare.

n cameriere s’inchina, e via. Entra poco dopo il signor Ponza. Tozzo, bruno, dall’aspetto quasi truce, tutto vestito di nero, capelli neri, fitti, fronte bassa, grossi mustacchi neri da questurino; stringe continuamente le pugna e parla con sforzo, anzi con violenza a stento contenuta. Di tratto in tratto s’asciuga il sudore con un fazzoletto listato di nero. Gli occhi, parlando, gli restano costantemente duri, fissi, tetri.

Venga, venga avanti, signor Ponza!

Presentandolo.

Il segretario signor Ponza: la mia signora — la signora Sirelli — la signora Gni — la mia figliuola

— il signor Sirelli — Laudisi, mio cognato. — S’accomodi.

Ponza.

Grazie. Un momento solo, e tolgo l’incomodo.

Agazzi.

Vuol parlare da solo con me?

Ponza.

Posso.... posso anche davanti a tutti.... — Anzi....

— E.... è una dichiarazione doverosa, da parte mìa....