Pagina:Pirandello - L'Umorismo, 1908.djvu/87


l’ironia comica nella poesia cavalleresca 83

Masci «il senso generale della comicità», e nient’altro. Inteso così, l’umorismo si può trovare da per tutto. Ulivieri è sbalzato di sella da Manfredonio davanti a Meridiana e dice:

Alla mia vita non caddi ancor mai
Ma ogni cosa vuol cominciamento?

Umorismo! Meridiana gli risponde:

Usanza è in guerra cader dal destiere,
Ma chi si fugge non suol mai cadere?

Umorismo! Rinaldo, dimentico di Luciana, s’innamora di Antea e raccomanda a Ulivieri di servirla con ogni cura, e l’amico risponde: «Così va la fortuna; «Cèrcati d’altro amante, Lucïana; Da me sarai d’ogni cosa servito»? — «Risposta stringata, filosofica, umoristica» comenta il Momigliano, e via di questo passo.

Ma no! Il vero umorismo non si può trovare nel Morgante. Si sarebbe potuto trovare, se il Pulci fosse riuscito a trasfondere i suoi dolori, le sue miserie in qualcuno dei personaggi o in qualche scena, e ne avesse riso, come nella Frottola o in qualcuna delle lettere; se la sua ironia, la vana parvenza di quello sciocco, puerile o grottesco mondo cavalleresco, fosse riuscita in qualche punto a drammatizzarsi, attraverso il suo sentimento, comicamente. Ma egli non solo non vede, nè può vedere sè nel dramma, ma non riesce neanche a vedere il dramma nell’oggetto rappresentato. E come si può parlare dunque d’umorismo? Dico del vero umorismo, che non è punto quel che crede il Momigliano, seguendo il Masci. Dell’altro, cioè dell’umorismo inteso nel senso più largo e comune, di cui ho già fatto parola, eh, di quello sì, ce n’è in lui solo tanta copia, quanta in cento scrittori inglesi messi insieme, che dal Nencioni o dall’Arcoleo sarebbero tenuti in conto di veri umoristi. Questo è certo.