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68 parte prima

questo che gli ecclesiastici, specialmente i monaci, sono di rado messi in una luce di cui abbiano molto a lodarsi; se essi vogliono poter pretendere al favore dei poeti, devono, come Turpino, presentarsi con la spada a fianco».1

Ho voluto ricordar questo, perchè mi sembra che troppo se ne siano dimenticati quanti, discorrendo con scarsa cognizione dell’epopea francese, notano in essa serietà e profondità di sentimento religioso e non so quali e quanti fieri e nobili ideali, per venir poi a dire che quel sentimento e questi ideali non potevano trovar eco nei nostri poeti cavallereschi fioriti in un tempo di scettica indifferenza, di pagana serenità, privo di aspirazioni, ecc. ecc.

Tutte queste frasi fatte non c’entrano e la ragione del riso dei nostri poeti cavallereschi va cercata altrove.

Già l’ironia per la materia, la satira della vita cavalleresca, la troviamo in Francia fin nei poemi, come ad esempio, nell’Aiol; l’irrisione per l’Imperatore, gli indizii della degradazione graduale di lui si trovano già in un poema antico come l’Ogier le Danois, dove Carlo non ha più la prudenza tranquilla e si lascia facilmente vincer dall’ira, e ingiuria e poi ha paura della vendetta degli ingiuriati. A poco a poco, lo vediamo divenire imbecille, «assotez», bersaglio delle beffe e moralmente corrotto. Nel Garin de Montglane, com’è noto, arriva finanche a giocarsi a scacchi la Francia.



  1. I cavalieri si permettono anche, e questo accade negli stessi poemi della crociata, di farsi beffe dei cerimonieri. Così nell'Antioche accade una scena piacevole e caratteristica, quando i cavalieri francesi escono dalla città per combattere contro Kerboga. Enguerrant de Saint-Pol sta loro alla testa e il suo lucido elmo forbito e la sua corazza splendente scintillano ai raggi del sole. Quando sono usciti dalla città, si fermano e un arcivescovo implora la benedizione del cielo sopra di loro e vuole aspergerli con acqua benedetta, ma Enguerrant fa qualche obiezione e lo prega di non macchiargli l’elmo: «Anqui le vaurrai bel a Sarrasins mostrer» (vedi Pigeonneau, Cycle de la Croisade, p. 90-91).