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60 parte prima

Pulci e del Folengo?1 Ma ogni qual volta si butta un osso a un critico, si deve dunque dire: — Bada, c’è dentro il midollo? — o far che questo midollo si mostri un tantino da qualche parte fuori dell’osso? Ma tanto più pregevole è un’opera d’arte, quanto maggiore è l’assorbimento della volontà e del fine nella creazione artistica. Questo maggiore assorbimento rischia di parere indifferenza verso gli ideali della vita a chi consideri le opere con criterii estranei all’arte, e le opere d’arte superficialmente; ma — a prescindere che gl’ideali della vita, per sé stessi, non hanno nulla da vedere con l’arte, che dev’esser creazione spontanea e indipendente — pure quell’indifferenza, in fondo, non c’è, perchè altrimenti non ci sarebbe neppur l’ironia. Se l’ironia c’è, ed è innegabile, non c’è l’indifferenza, di cui tanto s’è parlato.

Piuttosto deve dirsi che questa ironia non riesce se non di rado a drammatizzarsi comicamente, come avviene nei veri umoristi: resta quasi sempre comica senza dramma, e dunque facezia, burla, caricatura più o men grottesca. Lo stesso però avviene in Rabelais:

Mieulx est de ris que des larmes exripre:
Pour ce que rire est le propre de l’homme.

E Alcofibras Nasier è condamné en Sorbonne pour les faceties de haute graisse qui caracterisent son livre. Che hanno di più o di diverso queste faceties de haute graisse di quelle del Pulci e del Folengo e del Berni? Rileggiamo con questo intento il Morgante Maggiore e il Baldus e poi La vie de Gargantua e Les faits et


  1. Vedi adesso sul Pulci il libro di Attilio Momigliano L’indole e il riso di L. P. (Rocca S. Casciano, Cappelli, 1907), da cui però in gran parte io dissento, come dirò appresso; e quel che dicono del Folengo il De Sanctis nella sua Storia di lett. ital. cap. XIV, il Canello nel suo Cinquecento e gli studii dello Zumbini e dello Zanoni.