Pagina:Pirandello - L'Umorismo, 1908.djvu/162

158 parte seconda

IV


Per spiegarci la ragione del contrasto tra la riflessione e il sentimento, dobbiamo penetrar nel terreno in cui il germe cade, voglio dire nello spirito dello scrittore umorista. Che se la disposizione umoristica per sè sola non basta, perchè ci vuole il germe della creazione, questo germe poi si nutre dell’umore che trova. Lo stesso Lipps che vede tre modi d’essere dell’umore, cioè:

a) l’umore, come disposizione, o modo di considerar le cose;
b) l’umore, come rappresentazione;
c) l’umore obiettivo;


conclude poi che in verità l’umore è soltanto in chi lo ha: soggettivismo e oggettivismo non sono altro che un diverso atteggiamento dello spirito nell’atto della rappresentazione. La rappresentazione cioè dell’umore, che è sempre in chi lo ha, può essere atteggiata in due modi: subiettivamente od obiettivamente.

Quei tre modi d’essere si presentano al Lipps perchè egli limita e determina eticamente la ragione dell’umorismo, il quale è per lui, come abbiamo già veduto, elevazione nel comico attraverso il comico stesso. Sappiamo che cosa egli intenda per elevazione. Io, secondo lui, ho umore, quando: «ich selbst bin der Erhabene, der sich Behaupttende, der Träger des Vernünftigen oder Sittlichen. Als dieser Erhabene oder im Lichte dieses Erhabenen betrachte ich die Welt. Ich finde in ihr Komisches und gehe betrachtend in die Komick ein. Ich gewinne aber schliesslich mich selbst, oder das Erhabene in mir, erhöht, befestigt, gesteigert wieder».

Ora questa per noi è una considerazione assolutamente estranea, prima di tutto, e poi anche unilaterale. Togliendo alla formula il valore etico, l’umorismo