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caratteri e materia dell’umorismo 147

del conato di un imbrattatele o di un imbrattacarte. Anche in questi casi il processo è estrinseco al fatto estetico: al quale non si lega se non il sentimento del piacere e dispiacere, del valore e disvalore estetico, del bello e del brutto».

Innanzi tutto, perchè sono indefinibili gli stati psicologici? E se l’umorismo è un processo o un fatto che dà luogo a concetti complessi, ossia di complessi di fatti, come diventa poi esso un concetto? Concetto sarà quello a cui l’umorismo dà luogo, non l’umorismo. Certamente se per fatto estetico deve intendersi quel che intende il Croce, tutto diviene estrinseco ad esso, non che questo processo. Ma noi abbiamo dimostrato altrove e anche nel corso di questo lavoro, che il fatto estetico non è nè può essere quel che il Croce intende. E, del resto, che significa la concessione che «questo e simili processi non hanno col fatto estetico nessun contatto, salvo quello generale che tutti essi, in quanto costituiscono la materia o la realtà, possono essere rappresentati dall’arte?» L’arte può rappresentare questo processo che dà luogo al concetto di umorismo. Ora, come potrò io, critico, rendermi conto di questa rappresentazione artistica, se non mi rendo conto del processo da cui risulta? E in che consisterebbe allora la critica estetica? «Se un’opera d’arte, — osserva il Cesareo nel suo saggio su La critica estetica appunto, — ha da provocare uno stato di animo, appar manifesto che tanto più pieno sarà l’effetto finale, quanto più intense e concordi vi coopereranno tutte le singole determinazioni. Anche in estetica la somma è in ragion delle poste. L’esame di tutte a una a una le particolari espressioni ci darà la misura dell’espressione totale. Or come la perfetta riproduzione d’uno stato d’animo, in cui per l’appunto consiste la bellezza estetica, è un fatto emozionale che può risultare soltanto dalla somma