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— Mi sono spiegato?
— No, caro. Ma forse non comprendo io. Mi raccomando: attenzione!
— Lasci fare a me.
E veramente per lui non mancava. Notte e giorno, in continua briga: di giorno, ora qua, ai calcinai, per sorvegliare la bolleratura; ora là, alle trosce, pei bagni; poi, ai cavalletti, per la pelatura e la scarnatura de le pelli, e così via: di notte, lì, su i libri di cassa, a far conti. Sentiva su le quattro cantare i galli.... Che ne sapeva sua zia? I galli, parola d’onore, alle quattro.... E lui ancora in piedi! L’inchiostro del calamajo non rispettava nessuno delle sue dieci dita, e n’aveva pur cenciate sul naso e su la fronte.
— La vorrei qua, a vedere! — sbuffava, in maniche di camicia, col capo rovesciato su la spalliera del seggiolone come se volesse trovar le cifre del conto tra i ragliateli del soffitto, a cui, distraendosi, voleva far giungere il fumo, che tirava a gran boccate dalla pipa: — fffff.
Per la strada, intanto, nel vasto edificio, silenzio di tomba. Su la parete nuda, ingiallita, la candela verberava il lume tremolante a ogni sbuffo di Paolo, la cui ombra si protendeva enorme e mostruosa sul pavimento.
— Puah! Alla faccia di.... — e nominava un