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— Oh Dio, Paolo, che t’è accaduto?

Niente. In una stanza della concerìa, al bujo, qualcuno (e forse a bella posta!) s’era dimenticato di richiudere la.... come si chiama? sì.... la.... la caditoja, ecco, su l’assito, ed egli, passando, patapùmfete! giù: aveva ruzzolato la.... la come si chiama di legno.... la scala della cateratta, già! Per miracolo non era morto. Ma tutto bene, benone, alla concerìa. Forse però, ecco.... sarebbe stato meglio tentare adesso una certa concia alla francese.... quella tal maniera di concia per la quale.... ecco, già! si adopera in polvere la, come si chiama.... la scorza di leccio, di sughero e di cerro; mentre, alla maniera nostrana, con la vallonea spenta nell’acqua di mortella....

— Per carità, Paolo! — lo interrompeva la zia, a mani giunte. — Non facciamo novità! Andava tanto bene la concia all’uso nostro finchè ci badò la buon’anima....

— Gesù! che c’entra? — le rispondeva Paolo, saccente, ora che lo zio non c’era più. — È un’altra cosa! Perchè.... vede com’è? Si piglia.... prima che si pigliava? L’acqua cotta. Oh, e ora si piglia l’acqua pura.... aspetti! con la polvere di leccio, oppure....

E seguitava per un pezzo, imbrogliandosi, rifacendosi daccapo, a spiegare alla zia quella benedetta concia in rammorto, alla francese.