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un’impressione di vuoto, di sgomento sentiva venirsi dalle altre stanze, in cui spingeva trepidante, dal letto, il pensiero: sùbito ne lo ritraeva, affisando di nuovo gli occhi al lume, per sentirne il conforto familiare. In quell’ombra, in quel bujo delle altre stanze, il padre era scomparso. Di là egli, ormai, non c’era più. Nessuno più, di là.... L’ombra. Il bujo. Che incubo, è vero, era egli stato per lei! Ma a qual prezzo, ora, se n’era liberata.... La cupa ambascia, l’oscura costernazione, il senso di vuoto, di sgomento, non le venivano piuttosto dal pensiero di lui?

Ora pro nobis.

Spesso si addormentava con la preghiera su le labbra. La madre le giaceva a fianco, su lo stesso letto; ma stentava tanto ella, ogni sera, a prender sonno, non solo per il ricordo vivo e straziante del marito, ma anche per la preoccupazione assidua in cui la teneva il nipote, Paolo Sistri, a cui era affidata ormai l’esistenza della famiglia.

Paolo, dopo la disgrazia, non veniva più, puntualmente, ogni sera. Bisognava che la zia mandasse a chiamarlo due e tre volte per aver notizie della concerìa; e, quando finalmente si risolveva a venire, appariva più abbattuto e sbalordito di prima.

Una sera le si presentò con la testa fasciata.