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chi corre? Si levino d’attorno al letto.... aria! aria! Povero signor Francesco....

Giunse attraverso gli usci chiusi, un grido prolungato, quasi di rabbia furibonda. Il medico si volse di scatto; tutti per un attimo si distrassero e attesero.

— Povera figlia mia! — potè finalmente gemere la signora Agata, rompendo in singhiozzi.

Allora le altre donne piansero e gridarono insieme. Il medico si guardò intorno smarrito, sbalordito, si grattò con un dito il cranio, poi sedette e si mise a far rincorrere i due pollici delle mani intrecciate sul ventre.

Una lagrima solcò lentamente il volto del moribondo e si arrestò ai folti baffi grigi.

Ogni rimedio fu vano.

L’agonia durò fino a sera. Solo quel rantolo continuo, monotono, attestava un ultimo resto di vita in quel corpo gigantesco, ripiegato quasi a sedere sul letto.

Sul tardi, la signora Agata pensò a Marta, e si recò alla camera di lei. Fu colpita, nell’aprir l’uscio, dall’odore dell’ammoniaca e dell’aceto. Aveva ella dunque partorito?

Marta giaceva immobile, cerea, su i guanciali, e pareva esanime. La donna assistente reggeva, china su la puerpera, una compressa, e il medico, pallidissimo, sbracciato, buttava