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lette argute e pronte, e spesso rimaneva da loro a desinare e talvolta anche a dormire.

Quella prima caduta era stata tenuta nascosta con interessata prudenza dai parenti del giovine, così che nulla di preciso n’era trapelato in paese. Anna aveva pianto segretamente la propria giovinezza sfiorita, l’avvenire spezzato, e aveva per qualche tempo sperato nel ravvedimento del giovine. Molte delle amiche, ignare o generose, le avevano conservato la loro amicizia, e fra queste Agata Ajala, allora da poco maritata.

Dopo alcuni anni però, Anna Veronica s’era imbattuta per disgrazia in un altro giovine, malato, malinconico, il quale era venuto ad abitare vicino a lei, in tre stanzette umili e ariose, con un terrazzino pieno di fiori. Costui la aveva chiesta in moglie; ma Anna, onestamente, aveva voluto confessargli tutto; poi non aveva saputo, nè forse potuto, negargli quella stessa prova d’amore già concessa a un altro. Ma questa volta, dopo la disdetta e l’abbandono, era sopravvenuto lo scandalo; poichè Anna s’era incinta del seduttore sentimentale, partito all’improvviso dal paese. Il bimbo, per fortuna, era morto appena nato; Anna, destituita da maestra, aveva per carità ottenuto una misera pensioncina, mercè la quale aveva potuto vivucchiare nella solitudine e nell’ignominia, in cui quel