Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 48 — |
l’anima un sentimento ostile, non ben definito; e non da ora: fin dal primo giorno della promessa di matrimonio, allor che a lei, ragazza di sedici anni appena, tolta dal collegio, a gli studii seguiti con tanto fervore, Rocco Pentàgora era stato presentato come promesso sposo. Era un sentimento di vaga oppressione ricacciato dentro e soffocato dalle savie riflessioni dei genitori, che nel Pentàgora avevano veduto un partito invidiabile, un buon giovine, ricco.... Sì, sì; ed ella aveva ripetuto come sue queste savie considerazioni della madre e del padre alle compagne di collegio dalle quali aveva voluto prender commiato; come se da bambina tutt’a un tratto fosse diventata vecchia, provata e sperimentata nel mondo.
Qua e là le pareti della cameretta serbavano tuttavia alcune date scritte da lei: ricordi, certo, di antichi trionfi di scuola o d’ingenue feste tra amiche o di famiglia. E su quelle pareti e su tutti quegli oggetti umili, semplici e cari pareva che il tempo si fosse addormentato e che ogni cosa là entro serbasse l’odore del suo respiro. E Marta col pensiero rifrugava nella sua vita di fanciulla.
Quante volte non aveva ella udito, standosene così con gli occhi intenti e lo spirito vagante, quel crepitìo delle prime piogge su i vetri delle